
Nella mia esperienza con donne vittime di violenza mi sono spesso trovata davanti a persone che subivano aggressioni fisiche, spesso anche molto cruente, e che mi chiedevano “perché nessuno è intervenuto o ha chiamato le forze dell’ordine?”.
Anche se sembra assurdo e decisamente crudele, questo è uno scenario molto comune.
In psicologia si parla di “diffusione di responsabilità” e di “ignoranza pluralistica”
Per diffusione di responsabilità si intende una diminuzione del senso di responsabilità percepito dal singolo individuo quando sono presenti altri possibili soccorritori. Il pensiero di fondo è “ci sono altre persone che soccorreranno o chiameranno aiuto, non è necessario che lo faccia io”.
A questo si aggiunge l’ignoranza pluralistica: ciascuno pensa che gli altri abbiano più informazioni sulla situazione e quindi di fronte a un evento ambiguo le persone osservano il comportamento altrui per cercare di interpretarlo correttamente senza considerare che anche gli altri fanno lo stesso. Il pensiero di fondo è “se nessuno sta agendo vuol dire che non devo farlo neanche io.”
Per comprendere questo concetto, è utile fare una premessa: tutti noi nel corso del nostro processo di socializzazione, impariamo quali siano i comportamenti adeguati da mettere in atto in ogni situazione, soprattutto tramite l’osservazione dell’altro e l’imitazione. Tuttavia una caratteristica tipica di molte emergenze è che, per definizione, esse comportano situazioni inattese e fuori dal comune, che abbiamo sperimentato raramente o probabilmente mai. Di conseguenza contiamo sulle altre persone e ci lasciamo guidare dal loro comportamento; ovviamente mentre noi guardiamo loro, anche loro osservano noi per ottenere suggerimenti su come agire.
In queste situazioni è più probabile che si verifichi il cosiddetto “effetto spettatore”: le persone sono più propense ad intervenire in una situazione di emergenza quando sono sole. Siccome i soggetti osservano le reazioni degli altri, anche in situazioni di emergenza possono concludere dall’altrui inazione che non sia necessario intervenire. Quindi si potrebbe arrivare alla situazione in cui nessuno agisce sebbene a livello individuale qualcuno pensi che sarebbe giusto farlo. Inversamente, nel caso in cui qualcuno intervenga, gli altri sono più propensi a imitarlo e aiutarlo.
Ecco spiegato la ragione per cui in molte situazioni di emergenza, tra cui la violenza, si resta immobili aspettando che qualcun altro si faccia avanti.
Secondo Philip Zimbardo, per contrastare l’effetto spettatore dovremmo essere educati sin dalla nascita ad assumere una posizione sociocentrica, ed essere pronti a gestire situazioni di emergenza in modo attivo, tutelando chi è in difficoltà.
Per farlo è necessario essere anticonformisti: pensare ed agire in maniera autonoma e responsabile.
A cura della Dott.ssa Roberta Biondi